È arrivato quel momento in cui viaggiare con i bambini non è più soltanto un incubo funestato da borse ingombranti, soste forzate, “abbiamo preso tutto, pannolini, bavaglini, cambio completo, biberon, giochi, felpa extra, k-way, riduttore, yogurt, salviettine, ciuccio, peluche?” ma può essere un’esperienza finalmente appagante e divertente.
Oddio, è arrivato quel momento almeno per metà della nostra prole e quindi dopo aver affidato un gioioso Zeno alle cure dei nonni abbiamo caricato Tilda in auto e siamo partiti alla volta di Firenze per un weekend da turisti.
So che ormai la narrazione imperante è quella del “io non sono un turista, sono un viaggiatore”, una rivendicazione di tutto rispetto a cui però sento, almeno in questo specifico momento, di non aderire. Come famiglia siamo ancora in una fase di assestamento e continua evoluzione quindi abbiamo come priorità il fare cose belle anche pagando lo scotto di non essere abbastanza cool e pazienza, ce ne faremo una ragione. Il fatto è che anche la gita più semplice e senza pretese di snobistiche esplorazioni quando viene proposta a personcine che rasentano il metro e dieci centimetri di statura riserva delle meraviglie che abbiamo tutta l’intenzione di cogliere.
E poi insomma, siamo partiti per Firenze: ci vengono da secoli da tutto il mondo, per vedere le stesse cose (cose che tra l’altro abbiamo già visto in altri momenti delle nostre vite): il duomo, i palazzi, le statue, come si può pensare di fare gli originali a Firenze? C’è solo da aprire gli occhi, catturare più bellezza possibile, ringraziare e ripromettersi di tornarci di nuovo.
Il nostro weekend inizia già al venerdì, con una partenza tattica in tarda mattina, uno spuntino a base di schifezze direttamente in auto e l’arrivo nel primissimo pomeriggio in hotel dove abbiamo abbandonato Massimo al suo pomeriggio di lavoro mentre io e Tilda ci siamo da subito messe le gambe in spalla e siamo partite verso il centro, obiettivo: giardini di Boboli.
Tilda non si è fatta scoraggiare dalla camminata di più di mezz’ora che ci ha portate dall’hotel a Oltrarno dove un mio piccolissimo problema di orientamento ci ha fatto allungare il percorso fino ai Giardini delle Scuderie Reali: ottima occasione per rifocillarsi con un gelato e fare un giro sugli scivoli prima di riconquistare via Romana e entrare finalmente ai Giardini di Boboli dall’ingresso Annalena. Avevo preparato Tilda per tutta la camminata raccontandole che avremmo visitato un parco bellissimo, con tante statue e tante fontane. Quello che non le avevo detto è che, a differenza dei parchi milanesi a cui siamo abituati, qui tocca spesso passeggiare in salita. “Non ho mai pensato di vedere un parco con le scale”, mi ha detto mentre si slacciava il suo cappottino pelliccioso accaldata e si spalmava su una panchina a prendere fiato. “Per fortuna quando torniamo tutte queste salite diventano discese perché io non so se ce la faccio a camminare ancora”. Povera stella, solo quel pomeriggio il mio Watch ha calcolato più di 18.000 passi, che probabilmente per lei sono stati circa il doppio considerando la sua falcata mini e il suo continuo correre avanti, tornare indietro, ricorrere avanti, fermarsi a ballare, inseguire i piccioni.
“Quello è un Pegaso! Che grande! Ma quella cos’è, una vasca da bagno per giganti? Mi sollevi che voglio guardare dentro? Ma quando uno scultore fa una statua deve prendere un sasso che abbia già un po’ la forma della figura che vuole scolpire, altrimenti come fa a sapere se viene bene?”.
Alcune domande sono più difficili di altre.
Uscite dai Giardini (dopo aver sostato sulla maggior parte delle panche in pietra perché da ognuna si possono osservare cose diverse) siamo uscite, passando davanti a Palazzo Pitti.
“Ma questo è il davanti? perché a me sembra il dietro, il davanti che abbiamo visto dal parco è più bello”.
Abbiamo attraversato Ponte Vecchio, “ma sei sicura che sia un ponte? Perché ci sono i negozi… secondo me mi stai facendo uno scherzo!” per arrivare in piazza della Signoria.
“Cosa sono quei disegni? Cosa vuol dire stemmi? Chi sono i nobili? Ma allora i nobili sono un po’ birichini perché se hanno tanti soldi potrebbero darli a quelli che sono più poveretti”… dicevamo, alcune domande sono più complesse di altre, ma ogni domanda diventa la prima di una catena potenzialmente infinita che viene interrotta solo nel momento in cui un nuovo elemento di meraviglia attira l’attenzione deragliando la conversazione: “MAMMA! Ma quella statua… HA TUTTE LE CHIAPPE DI FUORI!”.
Per fortuna è arrivato presto il momento dell’aperitivo e insieme a Massimo, che nel frattempo aveva finito di lavorare, ci siamo infilati da Nuvoli, nostra tappa fissa fiorentina, dove tra crostini, vino, polpette e una bella hohahola per la baby ci siamo rifocillati.
Breve sunto delle nostre scorrerie gastronomiche:
– Nuvoli è sempre una certezza (e infatti ci siamo andati due volte in questo weekend, una da soli e una con il sempre ottimo Lorenzo di N3rdcore)
– cena da Latini (consigliato da un buon 50% dei suggerimenti arrivati a Massimo su Instagram ed effettivamente ne è valsa davvero la pena. Vi consigliamo di prenotare tramite dm su IG)
– pranzo ai Centopoveri (anche qui molto consigliato e molto approvato)
– tappa al Mercato Centrale perché eravamo in zona e a Tilda era venuta improvvisamente fame nonostante l’abbondante aperitivo da Nuvoli
Rientrati in hotel sospinti da un vento tagliente sul Lungarno ci siamo buttati in questi letti di dimensioni regali e dalla consistenza perfetta e siamo crollati. Qui va inserita una nota proprio sull’hotel: siamo stati ospitati da NH Hotels e l’esperienza è stata fantastica. La camera del NH Firenze in cui abbiamo alloggiato è spaziosissima e molto luminosa, con un meraviglioso terrazzo da cui si vede l’Arno e il teatro del Maggio Musicale Fiorentino da una parte e uno dei panorami più famosi al mondo (lo skyline rinascimentale) dall’altra. La zona è strategica perché permette di arrivare in pieno centro con una breve passeggiata, è raggiungibile facilmente dalla stazione, comoda per l’arrivo in auto. Ma quello che davvero fa la differenza è l’attenzione riservata ai bambini: in camera abbiamo trovato dei gadget personalizzati per Tilda (zainetto, borraccia e bolle di sapone) che l’hanno resa ovviamente euforica, finché (ignara dei meccanismi di prenotazione) si è sconcertata sul come facessero in hotel a sapere il suo nome prima del nostro arrivo. Inoltre viene fornita una mappa illustrata per una “caccia al tesoro fotografica” tra i vari personaggi famosi del rinascimento fiorentino che stimola i bambini a guardarsi intorno con curiosità alla ricerca dei soggetti da fotografare e mostrare in hotel per ritirare un premio.
Ovviamente il vero punto di forza dell’hotel è la terrazza panoramica Narciso con piscina che, durante la bella stagione, permette di godersi un aperitivo o una cena ammirando il più famoso skyline rinascimentale al mondo.
Il secondo giorno abbiamo ripercorso il centro in lungo e in largo, affacciandoci a ogni portone, spiando in ogni corte, soffermandoci a ogni scorcio. Sicuramente il momento clou è stato quando Tilda ha accarezzato il muso della fontana del porcellino (che è un cinghiale in realtà) mettendogli poi una monetina sulla lingua. Non avevamo specificato prima che la monetina sarebbe poi rimasta là, quindi Tilda si è affacciata sconsolata al bordo della fontana cercando di recuperarla per il divertimento di tutti i turisti presenti. Un’altra tappa ripercorsa più volte è stata la grande giostra in piazza della Repubblica, che infatti è la cosa che a Tilda sembra essere piaciuta di più in assoluto. A noi invece è piaciuto tornare in una città tanto amata e tornare a prendere le misure con la dimensione del viaggio in modo graduale e felice. Chissà se la prossima volta troveremo il coraggio di portare anche Zeno.
Grazie Firenze per essere sempre così bella e grazie NH per l’ospitalità.
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