L’afa d’agosto è insopportabile, soprattutto quando hai dieci anni e sei costretto a startene chiuso in casa con il nonno, una belva in gabbia la cui violenza trova sfogo su di te. E se non puoi frequentare gli altri bambini, anche tu diventi un animale solitario, destinato a crescere somigliando ogni giorno di più al tuo aguzzino.
Così finisci per accogliere il seme del male. Lo covi per anni, lo senti germogliare, finché non spunta il desiderio di vendetta.
Primo libro letto nel 2020, mi ha tenuto incollato dalla prima all’ultima pagina con una perfetta miscela di angoscia e ambientazioni italiane che mi hanno fatto ripensare alla mia gioventù, anche se in realtà non ho mai vissuto in condominio prima dei 32 anni e non ho mai avuto un nonno simile a quello del protagonista di questo romanzo di Stefano Bonazzi. Per fortuna, aggiungerei. Però boh: sarà l’estate raccontata così bene (sentivo il sole sulla mia pelle in alcuni passaggi, e si sa bene quanto io odii l’estate), sarà che mi piacciono le storie malate come questa, ma alla fine su Goodreads ho smollato 4 stelline (1 = una merda; 2: non mi è piaciuto; 3: mi è piaciuto; 4: mi è piaciuto molto; 5: capolavoro).
La prima cosa che ho detto alla Vale dopo un po’ che ero immerso nella lettura è stata “oh, ma Bonazzi è bravo cazzo”. Non che ne dubitassi: è che proprio non lo conoscevo. Ci siamo conosciuti via mail tempo fa con uno degli scambi più assurdi tra quelli avuti in vita mia: ho risposto a una sua mail vecchia di un anno scusandomi per l’eccessivo ritardo della risposta e da lì una cosa ha tirato l’altra e ora sono qui a dire che ho letto un suo libro e che m’è piaciuto molto.
Se volete leggerlo anche voi: Stefano Bonazzi – A bocca chiusa.
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