Il Club delle Baby-Sitter

Il club delle baby-sitter Netflix

Per noi adolescenti degli anni ’90 l’estate era un’interminabile distesa di giorni assolati che iniziava con le prime note del Festivalbar e terminava con l’acquisto della Smemoranda in cartoleria. Nel mezzo, lunghissime ore da riempire con pochi compiti, molte scottature e qualche cuore infranto.
In questa estate adulta del 2020 che sembra non partire mai, più nelle intenzioni che nel clima, mi sento particolarmente nostalgica (e stanca).

L’odore dello zampirone. La polvere scura del guscio dei pinoli. Il sapore della pescanoce mischiato all’acqua salata dopo un bagno in mare. Le Superga che martirizzano i talloni. Il golfino legato in vita nelle passeggiate serali, per coprire il culone che già percepivo come un problema da nascondere mentre provavo tutti i gusti più improbabili di gelato.

Passavamo i pomeriggi sotto il mandorlo dei miei nonni in montagna, a leggere. Avevamo un piccolo club di lettura: ci ammassavamo davanti alla vetrina dell’unica libreria del paese in montagna, facevamo i conti in lire di quanto avevamo, decidevamo chi avrebbe acquistato cosa e poi ci scambiavamo i libri. La domanda fissa al pazientissimo librario era sempre quella: “Sono arrivati dei nuovi Junior?”.

I libri per ragazzi di Mondadori, “Gaia Junior”, “Super Junior” e “Giallo Junior” erano la nostra ossessione.

Se 25 anni fa mi avessero detto che da grande sarei andata a lavorare proprio per quella casa editrice e proprio per la sezione dei libri per ragazzi sarei rimasta probabilmente paralizzata dalla gioia.
Se un anno fa quando ho iniziato questo nuovo lavoro mi avessero detto che in meno di 12 mesi mi avrebbe riportato ai miei 12 anni mi sarei messa a ridere.

E invece eccomi qualche mese fa a sfogliare la nuova edizione dei primi volumi deIl Club delle Baby-Sitter“, una serie americana di oltre 300 libri che è probabilmente arrivata in Italia appena un filo troppo tardi per finire nel mio radar di giovane lettrice e che ora sto avidamente recuperando.

Un gruppo di amiche, prove generali di indipendenza, la necessità di autoaffermarsi, l’iniziazione alle regole sociali adulte attraverso la creazione un ambiente di pari in cui i conflitti non mancano, ma ogni relazione è guidata dal rispetto che porta alla volontà di comprensione delle necessità e delle volontà dell’altro. Giusto un assaggio dei temi, per chi si stupisce della mia predilezione per i “libri da regazzetti”, come la racconto da anni.

E poi BOOM, il Club delle Baby-Sitter arriva su Netflix, in una serie tv di 10 puntate in cui tutto si condensa e viene reso al meglio: i colori, le trame, la personalità delle protagoniste. Una vera chicca, in cui l’adattamento riesce anche a cronolocalizzare al giorno d’oggi alcuni elementi che potrebbero sembrare anacronistici (l’uso del telefono fisso, per dirne una) grazie ad alcune semplicissime e geniali trovate.

E così ho decretato iniziata anche questa stentatissima estate. Con una serie tv divorata nella penombra, dopo pranzo sul divano, nella pausa dal lavoro da casa, allo stesso orario in cui andavano in onda su Italia 1 i film per ragazzi, sempre gli stessi, ogni anno, da quando finivano le scuole. E una nostalgia che ormai ha tracimato ogni livello di guardia. Soprattutto quando ho scoperto che mi sono sempre pensata come una Mary Ann che voleva essere una Claudia, mentre probabilmente ero una Dawn che ci ha messo troppo tempo a crederci abbastanza.


Il club delle baby-sitter 1
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Il club delle baby-sitter 4

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